Guglielmo “Memo” Geremia (1931 – 1995)

Guglielmo Geremia, per tanti semplicemente e per sempre “Memo“, nasce a Padova il 18 maggio 1931, terzo di cinque fratelli. Nel 1962 sposa Fernanda e nel 1967 nasce Giampietro.

Non solo uomo di sport, ma anche valido imprenditore ed indefesso lavoratore; nella sua attività imprenditoriale, svolta nei settori industriali e commerciali, consolida una reputazione di serietà, lealtà, puntualità e correttezza unita alla straordinaria capacità di raccogliere consensi intorno a specifici progetti. “Memo” è un prodotto autentico del Petrarca e un punto di riferimento della storia sportiva, sociale e imprenditoriale padovana, capace di costruire su principi semplici, ma rigorosi, una squadra e una società: “nella vita ci metto serietà; ad un appuntamento arrivo sempre 5 minuti prima e ai miei ragazzi chiedo solo questo: serietà”.

“Memo” inizia a giocare a rugby nella stagione ’48 – ’49 nelle fila dell’U.S. Petrarca Rugby e nel marzo del 1951 debutta in serie A contro l’Amatori Milano; dal 1956 al 1962 è capitano del Petrarca Rugby e nel 1956 esordisce in Nazionale nell’incontro contro la Cecoslovacchia. Dal 1966 al 1967 è membro della commissione tecnica nazionale, mentre dal 1968 al 1973 è allenatore del Petrarca Rugby in un periodo straordinario: dopo il primo anno da allenatore, in cui la squadra giunge seconda alle spalle dell’Aquila, nel campionato 1969-70 il Petrarca Rugby vince il suo primo titolo italiano assoluto, seguito da altri quattro scudetti consecutivi, conquistati con “Memo” allenatore. Nel 1971 è Commissario Tecnico straordinario della squadra nazionale. È chiamato dal 1977 al 1978 alla Presidenza del Petrarca Rugby, conquistando un altro titolo italiano nel 1978. Negli anni ’80 è mentore di un altro periodo d’oro della società: sempre da Presidente conduce la società alla vittoria del campionato ’83 – ’84 e di altri tre titoli consecutivi, tra cui nella stagione sportiva 1985/1986 quello del 10° titolo assoluto, circostanza che consente alla società di fregiarsi della stella sulla maglia. Nel 1982 il CONI gli attribuisce la Stella d’Argento al merito sportivo e successivamente nel 1992 la Stella d’Oro.

Ma gli anni ’80 rappresentano il periodo d’oro anche sotto altro profilo. “Memo” infatti è l’artefice di un progetto, che trova spunto nel corso di un viaggio in Sud Africa, teso alla realizzazione a Padova di un impianto sportivo dedicato al rugby e della conseguente sfida più grande e più bella di attuazione di detto progetto portata avanti con l’aiuto di più di 800 amici/azionisti: “mi serve un milione di lire per far correre i nostri ragazzi, così li togliamo dalla strada e li facciamo fare sport a casa loro; devi darmi una mano”. Il progetto si concretizza il 4 febbraio 1982 con l’acquisto di un lotto di terreno in un’area di Via Gozzano nel quartiere “Guizza”. È così che “Memo” diviene un catalizzatore di interesse e di idee, oltre che un cercatore micidiale di contributi sia privati che pubblici a sostegno della realizzazione del progetto. Il passaggio fondamentale e successivo è la costituzione in data 2 aprile 1982 di una società per azioni, di cui “Memo” diventa Presidente, che acquisisce la proprietà e la gestione dei nuovi impianti. Il Centro, che oggi porta il suo nome e che è stato ufficialmente inaugurato il 23 settembre 1989 dall’allora Presidente del CONI, si è espanso su aree limitrofe a quelle originarie e forma con i suoi circa 10 ettari un compendio di attrezzature sportive di rara bellezza e funzionalità.

Filantropo per vocazione e per scelta, “Memo” non ha mai misurato il dare con le proprie possibilità ma piuttosto con le esigenze del disegno che si doveva compiere. “Memo” infatti intendeva lo sport come educazione alla vita, propedeutico all’impegno nel lavoro e nella società, formatore del carattere, rispettoso dell’avversario, pulito dalle meschinità del troppo danaro. “Memo” voleva, attraverso lo sport ed in particolare il rugby, dimostrare e dare ai giovani la ricchezza interiore dell’umiltà e dell’onestà, dei valori che respiri in ambienti sani, puliti, dove non solo non ci si droga, ma neanche si accetta l’acquiescenza alla rinuncia e alla debolezza del carattere.

Qualche anno dopo l’inaugurazione del Centro, “Memo”, colpito da un male incurabile, lascia il 7 gennaio 1995 un vuoto incolmabile: il premio letterario sportivo, ideato da Confcommercio Ascom di Padova e bandito con il suo nome, intende onorare, insieme all’uomo, le idee, i metodi e l’impronta etica, che hanno ispirato tutta la sua attività e la sua vita.