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Roberto Baggio. Divin codino

Quando alle 16.45 di una soleggiata domenica di maggio il quarto uomo solleva il tabellone luminoso tutto lo stadio San Siro in Milano si alza in piedi. Non è una standing ovation, è un inchino. Un omaggio, un lungo abbraccio. È un ricordo. Applaudono e piangono questi folli innamorati del pallone. Il numero 10 se ne va, e questa volta è per sempre. Lui, capelli bianchi, basette rasate e fascia da capitano blu rigorosamente sul braccio sinistro, capisce che è giunto il momento. Si avvicina a Maldini, che gli ha negato per 85 minuti la gioia dell'ultimo gol, all'ultima esibizione. Accenna un saluto, manda un bacio con la mano destra a Mattia e Valentina che hanno gli occhi lucidi in tribuna.

Questa è una storia di amore e resurrezione, dì lotta, passione, di rivincita. Questa è la storia di un ragazzino prodigio, con 220 punti interni di sutura e un menisco perforato a 17 anni. Questa è la storia di chi davano tutti per spacciato, e si è ritrovato con un Pallone d'oro tra le mani. Questa è la storia di scontri, tafferugli, incendi in nome di un calciatore. È la storia di un'estate italiana, di piazze e di feste, di bandiere e di vespe, di monaci e di cacciatori. Questa è la storia dell'uomo che non ha nemici. Questa è la storia di una generazione. Questa è la storia di un campione. Questa è la storia di Roberto Baggio, “Il Divin Codino”.

Editore: Giulio Perrone Editore

Autore: Raffaele Nappi scrive per “Il Fatto Quotidiano” e per “Il Messaggero”. Ama il calcio romanzato. Cronista di strada. Non crede alle redazioni, anche se sogna di lavorarci prima che scompaiano del tutto.